Giacopini Vittorio - 2015 - La Mappa by Giacopini Vittorio

Giacopini Vittorio - 2015 - La Mappa by Giacopini Vittorio

autore:Giacopini Vittorio [Giacopini Vittorio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Historical
ISBN: 9788865764084
Google: TA5MBgAAQBAJ
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2015-01-21T23:00:00+00:00


Alla Stadera

Così avevano ripreso a frequentare le Antille, verso sera, e raccontarsi ogni cosa, dirsi tutto. Anni e mesi trascorsi, il tempo, i sogni e la sciupata malia delle occasioni mancate, irrimediabili, e l’impazienza del futuro, nell’ardore del volere o non volere, nel desiderio. Serge – ancora invasato da quei giorni a Marengo – col suo buco nel cuore, alto e struggente, e un almanacco, vario, di vicende, avventure senza emozioni, pause, transiti (la fuga e l’agguato nemico, il rapimento, la convalescenza a Parigi, Rue de Lesdiguières, e poi i giorni del Bureau, con Bacler d’Albe, e ancora le Alpi e la guerra, ancora Milano). Diego – ora più livido che emaciato, ma sempre pallido – con le cronache di un orrore, e un’ansia di scetticismo, di sospetto. S’erano ritrovati così come s’erano lasciati, in grande amicizia. Il cartografo e il poeta, anime in pena; il soldatino per caso o curiosità e il giornalista (mancava solo la Maga, ammaliante sirena, e quell’assenza pesava, muta, opprimente).

Giorni autunnali su Milano, foglie morte, i primi lampioni accesi all’imbrunire. La città riemergeva quasi attonita e stupita da uno spavento. Li vedevi, i meneghini, storditi da quei giorni di obbedienza, da quel giogo. La stagione dei cosacchi, la Reazione. Persino alle Antille e a Brera si faticava a riprendere i vecchi ritmi e c’era una strana cautela, c’era prudenza. Appartati in un angolino, alla finestra – davanti ai vetri sporchi, a quell’insegna pittata in giallo e rosso, sverniciata – chiacchieravano i due compari, a voce bassa. Fuori – e crepuscolare – ecco la strada, e scarse carrozze in giro, rari passanti. Serge un bicchierino di bianco, Diego di vermouth; amari brindisi. Intrecciavano ricordi e congetture, progetti e dubbi. Non s’era mai mosso, Diego, da Milano, e aveva visto tutto, subìto tutto.

«Come siamo sopravvissuti? Pazienza e astuzia…»

Il Giornale senza nome era continuato a uscire, tra alti e bassi, e mutando pelle e foggia, in apparenza, ma di quel che s’era visto, trasecolando, s’era scritto poco o niente, e giocoforza. Ora dava la stura alla sua rabbia, Diego Guicciardi, vuotava il sacco.

«Non puoi neanche immaginare, non puoi figurarti. Arrivavano in redazione questi assurdi dispacci dalle campagne e non potevamo pubblicarli, niente da fare, ma era roba da voltastomaco, agghiacciante. Poi lo sai pure tu com’è, la gente esagera, sempre fole di contadini, sempre menate. Ma doveva esserci del vero, e poi è provato, e l’abbiamo visto anche noi, ci siam passati. Quando Suvorov stava arrivando, voi scappavate; quando l’orso russo era a Milano, non c’eravate.»

«È la guerra, Diego, certe volte s’avanza, altre si fa un piccolo passo indietro, poi si torna…»

«Avrai pure ragione tu, chi lo discute, ma qui intanto c’era l’inferno, e una mestizia. Queste bestie calavano giù dalle loro steppe senza ritegno e giù spogliazioni e busse, stupri, saccheggi. Nelle chiese di campagna Suvorov intonava il Te Deum di rito ma i suoi cani depredavano tutto quel che c’era sino a ungersi gli stivali o le ghette con l’olio sacro. Si seccavano le mammelle alle



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.